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![]() MUTINY (rivolta dei Cipay o dei Sepoy, 1857-1858). Serie di ammutinamenti fra le truppe indigene (spesso affiancati da insurrezioni civili) che sconvolsero l'India settentrionale mettendo in forse per qualche tempo la dominazione britannica in India. L'evento, noto anche come rivolta dei Sepoy dall'appellativo di origine araba (sipahi) usato per le truppe indigene, viene chiamato invece mutiny dalla storiografia britannica. La rivolta, preceduta da atti di insubordinazione in varie città, il primo dei quali a Calcutta nel gennaio del 1857, scoppiò a Meerut (presso Delhi) il 10 maggio 1857, dove alcuni reggimenti indigeni, di religione induista, fucilarono gli ufficiali inglesi e marciarono su Delhi, proclamando la piena restaurazione dell'impero moghul. Si è a lungo sostenuto che le truppe insorgessero per la diceria che il grasso delle confezioni delle cartucce, che si dovevano strappare con i denti, fosse bovino, obbligando gli induisti a un atto sacrilego (mentre per le truppe musulmane il grasso usato sarebbe stato di maiale, per loro immondo). In realtà le motivazioni profonde dell'insurrezione e del vasto (anche se discontinuo) appoggio popolare, erano ben altre. Vi confluirono l'insofferenza per la rigidissima disciplina (con continue punizioni corporali) imposta dagli ufficiali britannici alle truppe di colore e le numerose discriminazioni e umiliazioni, spesso tese a colpire aspetti e comportamenti religiosi dei sottoposti che si ritenevano incompatibili con la civiltà europea, secondo una politica di anglicizzazione della cultura e delle società indiane, inaugurata già dal governatorato di William Bentinck e ripresa con grande accanimento e ottusità da Lord Dalhousie (1848-1856). Ma vi agirono anche la drammatica pauperizzazione di vasti settori artigianali, specie tessili, colpiti a morte dalla valanga delle importazioni dei prodotti di Manchester, assieme all'alterigia sbrigativa con cui i britannici, ormai dominatori assoluti dell'India in termini militari, si impadronivano, con evidenti abusi, di entità politiche sovrane, come nel caso, proprio nel 1857, dello spossessamento dello stato dell'Oudh. La rivolta si estese a macchia d'olio, comportando massacri di ufficiali e di civili europei a Cawnpore, Lucknow e in altri centri della media valle del Gange. Ne rimase praticamente esente il Bengala, mentre insorsero parti di territori già maratha, sotto la guida di Nana Sahib, il Gwalior e il Jhansi. Qui la ex-maharani (spossessata nel 1853) iniziò una lunga guerriglia antibritannica, cadendo infine in combattimento. Nel complesso tuttavia gli insorti mancarono completamente di coordinamento e di fini comuni, mentre il vecchio imperatore moghul Bahadur Shah, nonostante la ripresa formale delle proprie prerogative, non aveva né risorse né appoggi per sostenere nei fatti le sue aspirazioni. La controffensiva britannica fu abbastanza rapida, ma costellata da sanguinosi eccessi contro i civili, specie nell'Oudh e nella presa di Delhi. Entro il 1858 quasi tutta la zona era pacificata. Il governo di Londra, ritenendo ormai obsoleta la vecchia struttura di potere della East India Company, decise allora di assumere in via diretta il controllo dei possedimenti dell'India. C. Zanier |
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